Il contesto culturale

 

Venezia fu la prima città al mondo a sentire il pieno impatto dell’industria della stampa.
La tipografia si diffonde molto velocemente, poiché le Arti medievali non riuscivano a tenere il passo con il costante sviluppo.
Nel 1469 Giovanni Spira fonda la prima tipografia a Venezia, garantendo all’attività un grande successo negli anni a venire.
Fino al 1490 troviamo circa cento aziende tipografiche a Venezia, di cui ventitré rimangono attive nel decennio successivo.
Le difficoltà maggiori che una nuova attività incontrava erano sostanzialmente due: la prima legata all’investimento iniziale, poiché implicava un’ingente somma di denaro; la seconda più tecnica, cioè la creazione dei caratteri, per cui era necessario un alto livello di specializzazione. Solo un numero esiguo di stampatori possedeva le conoscenze tecniche necessarie per essere autosufficiente.
La forza-lavoro era una delle voci più costose in bottega, e sul maestro-stampatore incombeva sempre la possibilità di complicazioni con gli operai: questi, infatti, con il tempo svilupparono un forte senso di identità legato al loro lavoro, soprattutto perché il maestro era responsabile anche di vitto e alloggio, di solito nella bottega stessa.
Il tempo era il nemico maggiore dello stampatore. Egli doveva far circolare i libri e realizzare profitti in un arco di tempo abbastanza breve da coprire le spese affrontate. Le tipografie si devono quindi confrontare con la variazione della domanda e dell’offerta, cercando di tenere il passo di un mercato imprevedibile.
Per questo motivo, gli stampatori cercavano di ridurre al minimo i rischi economici, creando una varietà incredibile di contratti.
Alcuni stampatori si specializzarono nell’ambito della vendita, come Nicola Jenson e Giovanni di Colonia.

1.Lettere eseguite con i caratteri di Jenson, da una traduzione di Plinio il Vecchio, pubblicato a Venezia nel 1476
Jenson era appoggiato da Johannes Rauchfass e Peter Uglheimer, due mercanti di Francoforte, i quali lo sostennero economicamente, diventando gli altri due pilastri della sua attività tipografica a Venezia.
Giovanni di Colonia, invece, creò la sua attività con un socio di nome Manthen, grazie anche all’aiuto di Madonna Paola, figlia di Antonello da Messina e moglie di Giovanni Spira, primo tipografo di Venezia.
Le due società riuscirono, dagli anni settanta del Quattrocento, ad evitare incroci pericolosi tra loro sul mercato, occupandosi di ambiti diversi, fino alla creazione nel 1480 della “Compagnia”, un’associazione durata cinque anni con la partecipazione di Janson e Giovanni Da Colonia che in seguito, nell’epoca di Aldo Manuzio, rimase come modello di prosperità nell’ambito tipografico.
La cultura si espresse inizialmente in modo negativo nei confronti della stampa, principalmente per pregiudizi e preoccupazioni morali. In realtà, la lettura in volgare di opere devozionali impresse in questi anni suscitò obiezioni legate soprattutto al timore della diffusione di idee ereticali.
Le autorità ecclesiastiche furono costrette a confrontarsi con questo nuovo fenomeno, poiché la parola scritta iniziò ad esercitare un potere incredibile sul lettore.
Negli anni novanta del Quattrocento si inizia a sentire la necessità di nuova linfa vitale per il mondo della stampa a Venezia: questa giunse con la figura di Aldo Manuzio, studioso apprezzato in ambito culturale, che per questo motivo riuscì a collegare il mondo delle lettere con quello della tipografia.
Venezia si impone come centro umanistico, in cui viene lasciato ampio spazio a discipline fondamentali come archeologia, filologia classica e botanica. Le auctoritates letterarie di inizio Cinquecento sono Cicerone, Virgilio, Petrarca e Boccaccio.
Il panorama veneziano permette di capire quali siano i capisaldi culturali di Aldo Manuzio: Francesco Petrarca, vero ispiratore dell’Umanesimo; Marsilio Ficino e Giovanni Pico della Mirandola, grandi pensatori umanisti. Il rapporto tra Aldo e il mondo culturale di Pico è forte: quest’ultimo esortò con costanza Manuzio a portare avanti la sua indagine filosofica; Leon Battista Alberti, il quale incarna agli occhi di Manuzio il vero spirito enciclopedico; Pietro Bembo, miglior rappresentante del gusto cinquecentesco: con lui si sviluppa il vero innalzamento del volgare a lingua letteraria. Il linguaggio è effettivamente uno dei punti cardine nel mondo di Aldo Manuzio, che assieme al dinamismo stesso della lingua rappresenta il pilastro delle convinzioni dello stampatore.
Il legame strettissimo tra Manuzio e i classici greci e latini emerge durante tutta la sua vita: prima durante i suoi studi filosofici e letterari, poi con le scelte editoriali durante la sua attività veneziana. Venezia, del resto, era da sempre considerata il punto di congiunzione con l’Oriente, da un punto di vista economico che culturale.
Con la caduta di Costantinopoli nel 1453, avvenne una vera e propria migrazione di grandi pensatori e studiosi bizantini nella città d’Occidente: la loro presenza fu un elemento cruciale nello sviluppo letterario dell’Umanesimo. In particolare, tali eruditi furono fondamentali per la diffusione di testi originali in lingua greca, sino a quel momento quasi sconosciuti o studiati in versioni tradotte in latino. Nacquero cattedre presso le maggiori università d’Italia per l’insegnamento del greco, diffondendo in modo capillare una cultura fino a quel momento circondata da un’aura di mistero.

2.Cardinale Bessarione, ciclo degli uomini illustri dallo Studiolo di Federico da Montefeltro, Parigi, Museo del Louvre
Tra le figure che contribuirono alla diffusione della lingua e cultura greca in Occidente basti ricordare il cardinale Giovanni Bessarione, proveniente dalla città di Trebisonda, che per tutta la sua vita si impegnò nella valorizzazione della sua cultura originaria.
Questa presenza permette di comprendere il forte interesse per i testi e gli autori classici, in particolare per Platone e soprattutto Aristotele, le cui opere vennero finalmente rese accessibili in greco: lo stesso Aldo Manuzio decise di stampare tutte le opere di Aristotele in lingua originale, così da diffondere il testo in modo puro e far sì che tutti potessero effettivamente comprendere come tale cultura fosse indispensabile per l’apprendimento del latino e dei suoi autori.
Aldo diffuse opere di Orazio, Omero, Sofocle, Dioscuride e Dante con l’idea e la speranza di offrire autorità che dessero una nuova strada da seguire a chi li avesse accolti: tali grandi autori avrebbero creato una sorta di Pantheon letterario a cui fare riferimento nello sviluppo del linguaggio e per il suo utilizzo.
Nel 1501 dedica la sua Grammatica agli insegnanti, nella speranza che questa venisse usata come strumento di sapere e, allo stesso tempo, come promemoria della grande responsabilità che questi avevano nei confronti dei loro allievi.
Aldo si avvicina al mondo della tipografia non come scelta alternativa alla cultura e letteratura, bensì come sua continuazione in un mondo del tutto nuovo.

Maddalena Oldrizzi