La fortuna dell’opera

L’Hypnerotomachia Poliphili si distacca completamente dalle altre opere pubblicate da Aldo Manuzio sino al 1499, che rientrano in un progetto editoriale dedicato ai classici greci. L’alone di mistero che aleggia sull’opera ha contribuito a renderla ancora più affascinante.
Gli elementi di maggiore interesse risiedono nell’armonia tipografica dello specchio di stampa, nel raffinato corredo illustrativo per non parlare del seducente ermetismo linguistico e delle ricche ed elaborate simbologie.
In Italia, il libro di Colonna non ha goduto di particolare successo: ristampato nel 1545 a Venezia, in casa degli eredi di Aldo Manuzio, cadde nell’oblio fino al XVII/XVIII secolo.
In Francia la fortuna critica dell’Hypnerotomachia Poliphili è stata al contrario particolarmente vasta: già dal 1546 si conoscono copie tradotte dell’opera: Hypnerotomachie, ou discours du songe de Poliphile, edizione curata da Jean Martin per Jacques Kerver e tradotta da Le Cal de Lenoncourt, mentre altre traduzioni e ristampe si sono succedute con regolarità fino al XIX secolo.

1. Frontespizio dell'edizione francese dell'Hypnerotomachia Poliphili, 1600
La prima traduzione, nello specifico, avviene grazie ai dettami di Etienne Dolet, secondo cinque regole basilari date dallo stesso traduttore. Jean Martin segue quasi certamente i pilastri di Dolet, ma anche la versione francese è avvolta da un alone di mistero che non permette di avere certezze assolute riguardo la provenienza.
Questa prima traduzione, in ogni caso, si presenta in modo differente rispetto all’originale: il testo viene ridotto e semplificato, principalmente per annullare il bilinguismo; le citazioni mitologiche sono spesso abolite, mentre vengono mantenuti i tecnicismi. In generale, però, il volume diventa una sorta di lettura amorosa, seppur con delle limitazioni in ambito erotico, piuttosto che un vero e proprio racconto iniziatico.
Nel 1600 esce la seconda edizione francese della Songe du Poliphile: curata da Béroalde de Verville per l’editore parigino Matthieu Guillemot, questa versione è maggiormente esoterica rispetto alla prima, oltre che estremamente cabalistica: il frontespizio, ricco di simbologia, sembra essere un avvertimento rivolto a re Enrico IV° per evitarne l’omicidio.
In questa edizione vengono mantenute le xilografie dal volume di Jean Martin.
Dalla metà del XVI secolo le imitazioni delle xilografie si diffondono molto in Francia, soprattutto attraverso la tipografia di Lione di Guillaume Rouillé.

2. Pagina dall'Hypnerotomachia and Strife in Love of a Dream,

Una prima edizione inglese è documentata già nel 1592, l’Hypnerotomachia the Strife of Love in a Dreame con la traduzione di Richard Dallington, licenziata a Londra dallo stampatore Simon Waterson. In ambito inglese, l’Hypnerotomachia Poliphili tornerà in auge alla fine dell’Ottocento con una fitta serie di studi critici nel corso del secolo successivo.
La prima edizione, in realtà, non viene tradotta completamente: Richard Dallington rende in lingua inglese circa 2/5 del testo, lasciando per molto tempo all’immaginazione del lettore britannico la conclusione del testo. Solo nel 1890 l’opera viene pubblicata totalmente in inglese.
Le xilografie, di autore sconosciuto anche in questo caso, vennero riadattate anche in Gran Bretagna basandosi sull’edizione aldina del 1499, ma risultarono delle reminiscenze degli originali più che una loro rilettura.

Maddalena Oldrizzi