Di mano in mano: dal Cinquecento ad oggi

L’esemplare dell’Hypnerotomachia Poliphili esposto in mostra vanta certamente un pedegree di tutto rispetto. La prima significativa attestazione di possesso del volume è rappresentata da una serie di iscrizioni a penna apposte ai margini di alcune pagine del libro. Si tratta, in particolare, di brevi appunti che riassumono il contenuto degli episodi narrati a fianco. L’autore è un anonimo lettore italiano del Cinquecento, al quale forse si deve anche la bella legatura in piena pergamena con cui è confezionato il libro.

Una serie di interessanti ex-libris riportati sul contropiatto anteriore si legano ai collezionisti che hanno voluto orgogliosamente associare i loro nomi a quello del prezioso incunabolo. Il primo che si conosca è nientemeno che David Garrick (1717-1779), il più importante attore inglese del Settecento, oltre che drammaturgo, poeta e impresario teatrale. Garrick, ritratto anche da Thomas Gainsborough, esercitò una grande influenza sul teatro inglese del XVIII secolo. Proprietario di una grande biblioteca, i suoi libri sono contrassegnati da un tipico ex-libris parlante, che rievoca il suo mestiere. Dal testamento di David (1779), sappiamo che la sua libreria, che comprendeva l’Hyperotomachia Poliphili, passò in eredità a uno dei nipoti, il reverendo Carrington, primogenito del fratello George.

Fig. 1. Ex-libris di David Garrick (1717-1779) Il suo ex-libris, incollato vicino a quello dello zio, è caratterizzato da un più classico scudo araldico, che riporta le insegne della famiglia Garrick. Il reverendo Carrington morì prematuramente a 34 anni e i suoi libri furoro messi all’asta il 6 giugno 1787.

Da quel momento non si hanno più notizie del libro di Manuzio, finché dopo un secolo esso ricomparve nella biblioteca dell’inglese George Dunn (1865-1912) di Woolley Hall vicino a Maidenhead, nel Berkshire, come registra puntualmente il suo elegante ex-libris. Bibliofilo, appassionato di paleografia e degli albori della stampa, durante la sua vita formò una formidabile biblioteca in Woolley Hall, che comprendeva antichi testi giuridici inglesi, manoscritti medievali e incunaboli, tra cui appunto l’esemplare in mostra dell’Hypnerotomachia. La sua passione per i libri comprendeva anche le legature, di cui fu uno dei primi a occuparsi e a conservarle.

Fig. 2. Thomas Gainsborough, Ritratto di David Garrick, 1770. Londra, National Portrait GalleryDopo la scomparsa di Gerge Dunn, avvenuta nel 1912, la sua biblioteca fu smembrata per essere poi venduta all’asta a Sotheby’s, che tra il 1913 e il 1917 realizzò più di trentamila sterline. Fu forse in quell’occasione che il libro passò nelle mani di Estelle Doheny (1875-1958), una delle prime collezioniste di libri degli Stati Uniti d’America. Di umili origini, il suo matrimonio con il ricco magnate Edward L. Doheny le consentì di accedere a enormi risorse economiche che impiegò in opere di filantropia a Los Angeles e nel collezionismo librario, attività che le permise di formare una celebre biblioteca. Un glaucoma, che causò a Mrs. Doheny la perdita della vista, la portò a fondare il Doheny Eye Institute, uno dei più importanti centri di ricerca e di cura al mondo delle malattie della vista.
Come bibliofila, essa dimostrò un interesse particolare per la Bibbia, di cui possedette la rarissima edizione stampata da Gutenberg tra 1453 e 1455.

Fig. 5. Carrie Estelle Doheny (al centro) osserva il suo esemplare della Bibbia di Gutenberg.jpg

Nel 1987, a 25 anni dalla morte della proprietaria, una parte dei volumi della biblioteca di Mrs. Doheny – tutti contraddistinti da un ex-libris ovale con scritte e filettature dorate – fu presentata da Christie’s, spuntando all’asta la notevole somma di 38 milioni di dollari. Fig. 8. Ex-libris di Corrado MingardiIl volume dell’Hyperotomachia giunse quindi nella mani di Corrado Mingardi, come dimostra il suo originale ex-libris. Storico bibliotecario di Busseto, Mingardi è uno dei maggiori esperti di Giuseppe Verdi, su cui ha scritto diverse pubblicazioni. La sua passione per i libri lo ha portato a costituire una collezione libraria di grande valore, specializzata in edizioni antiche, ma sopratutto in libri d’artista del XX secolo.

Andrea Polati

La storia di Polia e Polifilo

L’Hypnerotomachia Poliphili (La battaglia d’amore in sogno di Polifilo) è tra i primi libri a stampa illustrati della storia; il testo, impaginato con eleganza ed equilibrio, è accompagnato da 172 xilografie, ossia immagini incise su lastre di legno.
Edita nel 1499 dalla tipografia veneziana di Aldo Manuzio, l’opera ha come tema centrale l’amore platonico, rappresentato dalla ricerca da parte di Polifilo (letteralmente “colui che ama molte cose”) della donna amata, Polia (letteralmente “moltitudine”). Polifilo intraprende, in sogno, un vero e proprio viaggio onirico di iniziazione, raccontato in prima persona, che lo porterà ad affrontare difficili prove, ad attraversare luoghi impervi e a incontrare creature mostruose, figure mitologiche e allegoriche. Ma il protagonista si sveglia in un secondo sogno, all’interno del primo, in cui alcune ninfe lo conducono dalla loro regina e gli chiedono di dichiarare il suo amore per Polia, indi lo conducono davanti a tre porte. Polifilo sceglie la terza e lì trova Polia. I due sono condotti da altre ninfe in un tempio per la cerimonia del fidanzamento e lungo la strada passano attraverso cinque processioni trionfali che celebrano l’unione degli amanti. Finalmente la giovane coppia viene trasportata da una nave condotta dal dio dell’amore, Cupido, sull’isola di Citera, dove assistono ad un’altra processione trionfale che celebra la loro unione. A questo punto del romanzo si inserisce una seconda voce, quella di Polia, che descrive l’erotomachia dal suo punto di vista. Il racconto ritorna nelle parole di Polifilo quando viene respinto da Polia, ma Cupido le appare in sogno e la costringe a tornare dall’amato, che appare svenuto, come morto, ai suoi piedi, e a riportarlo in vita con un bacio. Gli amanti finalmente riuniti vengono benedetti da Venere, ma quando Polifilo sta per prendere Polia tra le sue braccia, ella si dissolve nell’aria e Polifilo si sveglia.
Il significato reale del racconto è incredibilmente difficile da interpretare, anche a causa delle citazioni e dei continui richiami a miti e leggende greche e latine. Il linguaggio usato dall’autore è altrettanto complesso e intreccia italiano e latino, con inclusione di eruditi termini greci che contribuiscono a impreziosirne il lessico e ad aumentarne la problematicità semantica. Le parole scritte si mescolano alle originali immagini grafiche che creano un mondo fantastico e affascinante, di cui l’osservatore entra a far parte. Non da ultimo, Aldo Manuzio ha arricchito il volume inventando impaginazioni dalle strutture innovative, in cui il testo non rispetta una composizione tradizionale che assecondi la sagoma rettangolare del foglio, ma viene modellato secondo linee e schemi mai visti prima tra le pagine di un libro.

L’opera va quindi interpretata e ammirata nella sua interezza, prendendo atto che i suoi elementi di fascino derivano anche dal rapporto e dalla compenetrazione tra immagini e testo nell’impaginazione, che da vita ad una vera e propria fusione lessicale e visiva.

Chi era Aldo Manuzio?

1. Aldo Manuzio (1449/1452 – 1515), del quale quest’anno ricorre il quinto centenario della morte, rappresenta una delle più affascinanti figure di umanista e stampatore della Venezia rinascimentale.
Nato a Bassiano (nei pressi di Latina) verso la metà del Quattrocento, compì studi umanistici e scientifici a Roma e a Ferrara, divenne tutore dei principi di Carpi, Alberto e Lionello Pio, per poi trasferirsi a Venezia, dove presumibilmente continuò a insegnare e a occuparsi di filologia e linguistica. La svolta nella sua carriera avvenne però nel 1494, quando aprì una propria stamperia in contrada di Sant’Agostin, specializzata nella pubblicazione di testi di autori contemporanei e di opere letterarie e filosofiche in lingua greca e latina.
Il motto della stamperia, “Festina lente” (affrettati con lentezza), sembra derivare da una moneta romana con l’effige di Tito Vespasiano e comparve per la prima volta in greco nella dedica delle opere di Poliziano a Sanuto del 1498, mentre l’emblema con il delfino che si stringe intorno al fusto di un’ancora venne introdotto nel 1502, diventando il logo delle opere stampate da Manuzio. L’immagine, sempre desunta dalla moneta di Tito Vespasiano e già presente in una delle illustrazioni dell’Hypnerotomachia Poliphili del 1499, si adattava perfettamente al motto scelto qualche anno prima, in quanto il delfino era considerato simbolo della velocità, mentre l’ancora rappresentava la saldezza e l’immobilità.
Dal 1500 Aldo Manuzio diede vita ad una collana di libri di piccole dimensioni e a prezzo contenuto, stampati per la prima volta con caratteri corsivi, detti aldini, ispirati alle lettere dei testi originali ellenici. L’attenzione rivolta da Manuzio al mondo letterario e culturale greco è confermato anche dalla fondazione di un’Accademia, denominata non a caso Aldina, volta a promuovere lo studio dei classici e ad accogliere intellettuali e artisti esuli da Bisanzio.
Dopo la morte di Manuzio, la tipografia fu gestita dai familiari che ne continuarono l’attività sino alla fine del XVI secolo.

I curatori

Maddalena Oldrizzi (1991), veronese, laureata in Beni Culturali, è attualmente iscritta al corso di Laurea Magistrale di Discipline Artistiche presso l’Università di Verona. Il suo progetto di tesi, con il professor Valerio Terraroli e la professoressa Monica Molteni, approfondisce la figura di Charles Lock Eastlake, primo direttore della National Gallery di Londra, cercando di ricostruire il fenomeno museografico e collezionistico a lui legato e lo sviluppo successivo della National Gallery.

Andrea Polati (1985), laureato in storia dell’arte moderna, è attualmente dottorando presso l’Università di Verona con il professor Bernard Aikema. Il progetto di dottorato è dedicato all’opus magnum di Carlo Ridolfi, Le Maraviglie dell’arte, di cui si propone di ricomporre il contesto nel quale l’opera vide la luce. Più in generale, la sua attività di ricerca verte sull’arte veneziana tra Cinque e Settecento, con particolare riguardo ai fenomeni del collezionismo e della critica d’arte.

Comunicato stampa

ALDO MANUZIO E
L’HYPNEROTOMACHIA
POLIPHILI DI FRANCESCO COLONNA/1499

Aldo Manuzio e l’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna/1499 è il titolo della mostra-dossier, curata da Maddalena Oldrizzi e Andrea Polati, che si terrà a Verona, nel Museo di Castelvecchio, dal 31 ottobre 2015 al 31 gennaio 2016.

Questa piccola, ma puntuale esposizione è dedicata a uno dei più antichi libri a stampa illustrati del Rinascimento, pubblicato a Venezia nel 1499 nell’officina di Aldo Manuzio, del quale quest’anno ricorre il cinquecentenario della morte.
Considerato il più bel libro del Rinascimento, l’Hypnerotomachia Poliphili (ossia “La lotta d’amore in sogno di Polifilo”), per le sue eleganti xilografie e l’estrema cura con cui fu progettato, costituisce a tutti gli effetti un’opera d’arte, oltreché uno dei vertici dell’editoria moderna, in un perfetto connubio tra testo, immagini e grafica.

L’edizione originale al centro della mostra è accompagnata da una postazione multimediale che permette di “sfogliare” virtualmente il volume e di approfondire alcuni aspetti tecnici riguardanti il libro. A questo si aggiungono dei supporti didattici che analizzano sia il contesto culturale in cui hanno vissuto e operato Aldo Manuzio e Francesco Colonna, rispettivamente lo stampatore e l’autore dell’opera, sia i diversi contenuti del volume e vedere le immagini.

Questa iniziativa si inserisce in una serie di esposizioni monografiche annuali su alcuni tra i più significativi libri d’artista dalla collezione di Corrado Mingardi, importante e competente bibliofilo.

L’esposizione è il felice risultato di una convenzione istituita tra il Museo di Castelvecchio, l’Università di Verona e, in particolare, il Centro di ricerca “Rossana Bossaglia” per le arti decorative, la grafica e le arti del Dipartimento Culture e Civiltà. Con questo progetto verrà via via affidato a due dottorandi in storia dell’arte il compito di curare e predisporre una mostra dedicata a celebri libri d’artista. Il ciclo di esposizioni è pensato per un largo pubblico di giovani, studenti e cittadini, che potranno entrare nel mondo del libro d’arte con una serie di apparati didascalici ( sono anche previste visite guidate e incontri presso istituti scolastici e circoli culturali), mentre i giovani curatori che si succederanno avranno modo di acquisire competenze essenziali per le loro futura professione.

Informazioni:

Aldo Manuzio e l’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna/1499
Verona, Museo di Castelvecchio
31 ottobre 2015 – 31 gennaio 2016
Lunedì 13.30-19.30
Martedì-Domenica 8.30-19.30

La mostra è visitabile con il biglietto del museo.

Colophon

 

IL COLLEZIONISTA DI LIBRI
Collezione Corrado Mingardi
Museo di Castelvecchio
Verona, 31 ottobre 2015 – 31 gennaio 2016

Enti Promotori/ Promoters
Comune di Verona Direzione Musei d’Arte Monumenti/ Municipality of Verona Direction of Art Museums and Monuments
Università degli Studi di Verona / University of Verona

Il Sindaco Flavio Tosi / Major Flavio Tosi
Il Rettore Nicola Sartor/ Dean Nicola Sartor

Gabriele Ren
Direttore Area Cultura/ Director Cultural Area

Gian Paolo Romagnani
Direttore Dipartimento Culture e Civiltà, Università degli studi di Verona/ Director of the Culture and Civilization Department, University of Verona

Comitato scientifico/ Scientific Committee
Paola Marini
Dirigente dei Musei d’Arte Monumenti, Comune di Verona/ Manager of Art Museums and Monuments, Verona

Valerio Terraroli
Direttore Centro di ricerca “Rossana Bossaglia”, Dipartimento Culture e Civiltà, Università degli studi di Verona/ Director of the Research Centre “Rossana Bossaglia”, Culture and Civilization Department, University of Verona

Curatela/ Curatorship
Università degli studi di Verona
Maddalena Oldrizzi
Andrea Polati

Coordinamento Musei d’Arte Monumenti, Comune di Verona/ Coordination Art Museums and Monuments, Verona
Ketty Bertolaso

Progetto di allestimento Musei d’Arte Monumenti, Comune di Verona/ Exhibition set-up Art Museums and Monuments, Verona
Alba Di Lieto

Amministrazione Musei d’Arte Monumenti, Comune di Verona/ Administration Art Museums and Monuments, Verona
Cinzia Soffiati
Giovanna Miceli
Comunicazione/ Communication
Alberta Faccini, Musei d’Arte Monumenti, Comune di Verona
Roberta Dini, Università degli studi di Verona
Gestione del personale Musei d’Arte Monumenti, Comune di Verona/ Staff Management
Fabia Pinali

Segreteria Musei d’Arte Monumenti, Comune di Verona/ Administrative office Art Museums and Monuments, Verona
Daniela Bonetti
Paola Borinato
Maria Cristina Rodegheri
Fiorella Tescaroli

Allestimenti Musei d’Arte Monumenti, Comune di Verona/ Set-up Art Museums and Monuments, Verona
Oscar Scattolo
Fabio Guardini
Ivan Tommasi

Tecnico multimediale/ Computer technician
Cristian Pozzer

Progetto grafico/ Graphic project
Massimo Zanella e Vittorio Linfante
ADF graf

Logo Graphic Designer
Giorgio A. Schwarz

Riprese fotografiche del volume/ Pictures of the volume
Andrea Melzi

Traduzioni/ Translations
Maddalena Oldrizzi
Valentina Ragno
Si ringraziano per la collaborazione/ Special thanks for their collaboration
Stefania Cretella
Cristina Mazzocca
Federico Puggioni
Claudia Schiavoi
Fabrizio Tarussio